Svaghi a Bordimaia (e altrove)

carciofi alla "matticella"

carciofi alla “matticella”

Smartphone, sms, whatsapp? Al massimo, ma proprio massimo, un pallone da calcio. Ma di quelli di cuoio, costosissimi, che alcuni, meno o diversamente giovani, ricordano bene, con camera d’aria, lacci per la chiusura e continuo ingrassamento con grassi vari (altrimente si spaccava). Tuttavia il pallone era un sogno difficilmente realizzabile, costava molto, ed era spesso sostituito da palle di gomma sgonfie, palle consunte da tennis per la mitica “fognetta”, e perfino giornali legati a palla alla bell’e meglio. Ma cos’era la “fognetta”? Impensabile con il traffico d’oggi: una strada, quattro ragazzi, due per parte, due mattoni a tappare le già ostruite fogne (fin d’allora), una consunta, come detto, palla da tennis, e i mattoni a delimitare le porte. Ugo e Giorgio erano bravissimi, io molto meno. Ogni tanto ci fermavamo quando un giocatore urlava “macchina!”, per segnalare il sopraggiungere di un’auto, circa una ogni mezzora.
E proprio a Bordimaia? Continua a leggere

Nonna Noemi

E’ stata veramente grande, non solo per me ma per tutti noi.
Vedova nel 1918 con tre figli rispettivamente di dieci (papà), nove e tre anni si è trovata quasi indigente (la pensione del marito, morto a quarantasei anni, era risibile).
Si trasferì dalla madre e tirò su, con l’aiuto del fratellastro Anselmo, tutti con amore. Ora ne parlo per la vicinanza a tutti noi di scuola.
Finito, bene o male, il liceo, ci ritrovammo Ettore, Sandro, Giorgio, D. e Nanny a tirar su qualche soldo vendendo libri (pochissimo) usati. Il povero Nanny, non li aveva mai aperti, tanto che dovemmo aprire le pagine con il tagliacarte. Ci trovammo a casa mia noi compagni citati e nonna.
Con la carta gommata, antenata dello scotch, leggermente inumidita, e colla di farina, restaurava pezzi di libri con una velocità sorprendente, rimettendoli a nuovo, almeno in apparenza. Ettore ed io con il ricavato facemmo un viaggio memorabile in costa Azzurra. Questa era nonna, tutti eravamo suoi nipoti.

Bordimaia prima che tutto iniziasse

I primi ricordi di quella che poi fu Bordimaia sono assai sfumati.
Un precario cancello di legno, sostituito presto dall’attuale in ferro, una capanna dove poi nacque l’abitazione della mamma di Leonardo, attuale proprietario. Non c’era acqua, non c’era luce, l’unica casa (pseudo) padronale era la casetta che vedete nel titolo.
I bagni non esistevano se non nella mente di mio padre, ne costruì uno nella casa, dipendente però dall’acqua piovana raccolta nel pozzo (se pioveva), tirata su con una cigolante e antiquata pompa a mano dal mitico Vivaldo, manutentore della vigna. Durante la guerra credo che in quella camera ci abbiano dormito fino a quattordici persone contemporaneamente. Come – diranno i miei famosi venticinque lettori manzoniani – ? Alle postazioni provvedeva nonna Noemi, uno da capo uno da piedi, con profumi di Chanel!!! I bambini nei letti fatti con quattro sedie legate alla meglio. I bagni? I gabinetti? Tutto all’aria aperta.
Ma era tutto normale.
Un buco alla parete per un fucile da caccia che già allora poteva far invidia ad un museo d’armi, ma certo poteva solo fare il solletico ai malintenzionati.
Per le abluzioni si doveva attendere che Elettra, moglie di Vivaldo, portasse in una conca, sulla testa, l’acqua della mitica fontana. E non ne cadeva nulla, neppure una goccia.
Quanto abbia rappresentato per noi la mia meravigliosa nonna dirò poi.

Compagni di Scuola….ECCOLI!

Come è nata la conoscenza con i miei compagni di scuola? Per quanto mi riguarda ecco qua: 1956, rivolta di Ungheria.

3a Goffredo Mameli 1960-61

3a Goffredo Mameli 1960-61

Fino ad allora uno sciopero di alunni era impensabile… si ubbidiva a professori, presidi, perfino ai bidelli senza discutere, erano da poco finite le bacchettate sulle dita (anche se a Velletri ricordo una maestra, con una lunga canna, somministrare a destra e manca botte da orbi). Ma quell’ottobre al nuovo liceo dei Parioli si scioperò, forse per solidarietà con l’Ungheria, più probabilmente per un insperato giorno di vacanza. A piazza Venezia mi ritrovai al centro dei disordini, la polizia, ricordate, era quella di Scelba e caricava anche senza necessità.

qualche anno dopo...

qualche anno dopo…

E caricò come se gli inermi studenti avessero assalito il Quirinale. Vicino a me “il lungo”, ossia Renato, alto due metri, eravamo un vero articolo il, con il quale ci rifugiammo, trepidanti, in un vicino bar. Un altro dei miei compagni, D. subì una vera e propria carica, e fu immortalato, con grave scandalo famigliare, in una foto su un quotidiano dell’epoca. E da allora iniziò. Renato, Maurilio, D., Ettore, Rino, poi al liceo Sandro, Giorgio, Ugo, volenti o nolenti, entrarono a far parte di BORDIMAIA, ma questo al prossimo capitolo.

Madesdic

Con immenso piacere pubblico il primo contributo di Rino…

C’ero anch’io.
A ripensarci, ero un pó diverso da come mi vedo ora. Ed anche dagli altri del gruppo.
Ero timido con le ragazze, forse ancora bamboccione. Pagavo il retaggio di una famiglia molto tradizionale, aperta e generosa con tutti, com’è normale per napoletani “veraci”, ma chiusa al suo interno dal rispetto di regole di comportamento immutabili da secoli. Così finivo con l’essere vincolato anche nei comportamenti più naturali per gli altri, anche se loro non me lo facevano pesare. Continua a leggere

L’inizio della Storia

Cosa è Bordimaia, cosa rappresenta per i miei manzoniani venticinque lettori (ottimista!)?
Mio padre nel maggio 1943 acquistò una vigna a Velletri, perché non so, forse in previsione dei bombardamenti di Roma, che ebbero il culmine il 19 luglio 1943. In realtà servì per fuggire ai nazisti il 28 settembre, giorno dell’oro. In realtà Velletri fu bombardata più di Roma, ma questo mio padre ben lo descrive nel suo libro.

Per me e’ stata come una appendice, l’ho sempre vissuta così. Nei giochi con mio cugino Claudio (non quelli elettronici o gli odierni “smartphone”) Velletri era il centro di ogni nostra fantasia, creammo uno stato da un lembo di terreno e lo abbiamo chiamato Bordimaia. Era il 1953! Mai avrei creduto che servisse da collante per una grande amicizia, di cui parlerò poi. Stranamente gli amici d’infanzia, della giovinezza, poi di scuola si appassionarono a questo gioco. Ricordo Marco Cambellotti, Bruno Volterra, autori delle varie costituzioni, Filiberto e Amerigo Cellucci, figli del mitico Vivaldo, che questa vigna, per conto di mio padre, amorevolmente curava. Ma la vera regina era nonna Noemi, madre di papà che ci soggiornava più a lungo possibile. Non c’era acqua né luce, i bagni dopo il 1948, comunque spartani. Ma per noi era il Louvre.

La vigna “do Giudio”

Ringrazio per il suo piacevole contributo alle mie favole Tiziana, attuale proprietaria di Bordimaia.

“Buongiorno, sono il giudeo”, disse l’uomo al di là del cancello di ferro.
“Prego? Non ho capito…”, rispose la voce femminile all’altro capo del citofono.
“Signora, sono Di Segni, il vecchio proprietario di questa tenuta, che qui in zona chiamano la vigna del giudeo. Non lo sapeva? Sono più di trent’anni che non varco questo cancello, sa…un po’ di nostalgia”. “Ah, ora comprendo – disse mia suocera – allora la faccio entrare, si accomodi!”.
“No no, non si disturbi. Passavo di qui con mia moglie, ho avvertito forte il desiderio di suonare questo campanello, e così d’impeto l’ho fatto. Mi dispiace se le ho preso del tempo”.
“Ma nessun disturbo, capisco, prego, entrate pure”.
E cosi il cancello di ferro si aprì. Continua a leggere

Ciao amici!!

In questo blog vorrei raccogliere ricordi e pensieri di un gruppo di bambini divenuti poi adulti che decisero di creare uno stato fantastico chiamato Bordimaia e di rimanere ad esso legati malgrado la realtà circostante. E siccome la memoria perde valore se non condivisa, ecco qui uno spazio virtuale d’incontro, come la casetta sede di Bordimaia raffigurata in cima al blog, in cui malgrado si dormisse in tanti c’era sempre posto.