Più sbaja er cocchiere, più in carozza se va (e altri detti)

Carrozza con cocchiere esterno primi anni ‘900

E’ un detto romano di altri tempi. Me lo citava spesso zio Dario quando (ovviamente in auto) sbagliavo, come mio solito, strada. Lo avete certamente capito. Si pagava la cifra concordata per raggiungere una determinata meta. Se il cocchiere sbagliava strada, pagavi sempre lo stesso compenso, godendoti (si fa per dire) gli agi della carrozza. Agi teorici, in quanto gli scossoni, viste le strade di allora (e le romane di oggi) non dovevano essere indifferenti. Comunque, rimanere nella pubblica carrozza invece che girare con il caval di S. Francesco appariva un privilegio. Zio Dario, coetaneo di mio padre, era dell’ottobre 1908, quando le auto, e ancor meno quelle pubbliche, erano un dubbio esperimento, per i più destinato a scomparire, a forma di carrozza, sputanti fumo a iosa. Ho già raccontato che nel 1926 nell’ufficio dove entrò a lavorare mio padre si visitavano i clienti, con carrozza e cavalli, e durò fino ai primi anni 30. Ritornarono necessariamente in auge, dopo il fermo delle auto pubbliche del 1940, e, nel nostro caso particolare, l’asino e il carretto a Velletri durante la fuga del 43/44.

GIRO DI PEPPE INTORNO ALLA REALE: funerali di Vittorio Emanuele secondo,  Peppe (Garibaldi) fece, per errore, due giri non dovuti intorno al Pantheon e, a proposito di questo monumento a Roma si dice: E DIMME LA ROTONNA (come lo chiamano i romani) ME DICHI ER PANTEONNE!

CERCARE MARIA PER ROMA: cercare un luogo difficile da trovare, in questo caro una icona di Maria, in un vicolo poco accessibile. Di altri detti ho parlato a suo tempo.

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