Se vinco alla sisal (poi Totocalcio CONI)…

prima schedina Sisal

Era il detto di tanti che nel dopoguerra non riuscivano o riuscivano a stento ad unire il pranzo con la cena.
La guerra aveva lasciato la maggior parte degli Italiani in “braghe di tela”, senza nulla! Ma arrivo’ la Sisal, che negli anni 46/47 sviluppò un’idea del giornalista Massimo Della Pergola, su un concorso pronostici ad una sola colonna legato a indovinare 12 o in subordine 11 risultati della domenica calcistica. La cosa ebbe un tale successo, date le speranze per tutti di cambiare vita, che ci fu un vero affollamento davanti ai bar, le tabaccherie, e, comunque, ogni sito adibito a accettare la famosa schedina. Poco dopo il Coni avocò a se il concorso pronostici, e le partite da indovinare passarono a 13, o, in subordine 12, ma la dizione VINCERE ALLA SISAL! rimase a lungo. Giocare era allora possibile, iniziando tutte le partite alle 14,30 d’inverno, poi a ore più tarde fino alle 16 inizio estate. Tutti con i nasi all’insù quando veniva messo sui bar tabellone finale della giornata. Ancora la televisione non c’era, poi dal 1954 (era agli inizi) tutti, schedina in mano seguivamo la telecronaca secondo tempo della partita narrata da Carosio poi da Martellini, in trepidante attesa dei risultati parziali delle altre partite! Infine, molto più tardi, apparvero gli: “scusa Ameri, clamoroso al Cibali, quasi gol”, ogni risultato differente dal tuo pronostico annullava ogni speranza. Le schedine non utilizzate erano facile preda dei barbieri, che ne facevano ottimo utilizzo per asciugare i pericolosi, ma affascinanti rasoi a mano libera, vera arma in loro mani. Incidentalmente ricordo che i barbieri nell’antichità fungevano anche da chirurghi. Tornando al possibile 13, ricordo che avevamo tre possibilità per ogni partita con 1 (vittoria della squadra di casa), x (pareggio), 2 (vittoria squadra in trasferta). Comparvero sui giornali i primi milionari, spesso gente umile, che appariva all’obiettivo totalmente stupefatta. Spesso poi, non seppero amministrare bene i denari delle vincite, tornando spesso più poveri di prima! Chi dava imprimatur alla giocata era chi stava alla accettazione e pigiava il dito sul bollino di certificazione. Nel film Amici miei, il Necchi, chiede alla moglie di sostituirlo perché lo spingere con il dito gli dava dolore (questo per fare la zingarata, ma la signora lo ripagò ben bene con tal Verdirami Augusto da Brescia. E Fabrizi/Topponi per risolvere la situazione finanziaria di Totò/Pezzella non ha altra idea che augurargli di un sistema complicato (sistemi che assai di rado avevano una positiva riuscita!). Chi scrive ha giocato per una vita, anche sistemi certi (in teoria), ma solo una volta riuscì un 12 dall’equivalente, in valuta attuale, di ben 12 euro. In realta’ il totocalcio servì a dare tante speranze a tanti, spesso deluse.

2 pensieri su “Se vinco alla sisal (poi Totocalcio CONI)…

  1. Una volta con un sistemino dei più fessi ho fatto 11, che risultò vincente perché 2 partite furono sospese per impraticabilità del campo; per la maggioranza delle rimanenti 11 i risultati furono degli squallidi 0-0, perché non si riusciva a giocare in quella specie di risaie, ma il pallone in qualche zona dei campi riusciva a fare tre stitici rimbalzi.
    La conseguenza fu che vinsero quasi tutti gli italiani che avevano giocato, e il mio 11 non ripagò il costo del sistema…

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  2. SISAL
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    Certo, un vero rito, la schedina…
    Un giorno di inizio febbraio del 1950, Giovanni Mannu, 37 anni, originario della Maddalena, un lavoro nelle viscere della terra a Carbonia, scelse la puntata a sorpresa.
    Sconfitta in casa per la Juventus (prima in classifica) contro il Milan: “Me l’ha suggerito, mia moglie”, avrebbe raccontato qualche giorno dopo.
    Un 2 secco (i rossoneri vinsero addirittura 7 a 1) che si aggiunse ad altri risultati a sorpresa. Schedina da 50 lire che valse il dodici al Totocalcio (il tredici venne introdotto solo qualche anno dopo), e una vittoria da capogiro: 77 milioni di lire, quando lo stipendio mensile di Mannu non superava le trentamila.
    Un bottino che, facendo le proporzioni coi valori attuali, corrisponderebbe a più di 3 milioni di euro.
    La vincita più importante dalla nascita del lotteria legata al calcio venuta alla luce nel 1946.
    . “Nessun sistema”, ammise Manni con candore: “Ho riempito le colonne quasi a caso. I soldi per la schedina me li ha prestati mio cognato”.

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